CorrieredelWeb.it Arredo&Design Arte&Cultura Cinema&Teatro Eco-Sostenibilità Editoria Fiere&Sagre Formazione&Lavoro Fotografia


IltuoComunicatoStampa ICTechnology Marketing&Comunicazione MilanoNotizie Mostre Musica Normativa TuttoDonna Salute Turismo




Le ultime news sull'Eco-Sostenibilità

Le ultime notizie di AlternativaSostenibile.iy

Cerca nel blog

sabato 30 settembre 2017

AMBIENTE, (M5S): GRAVE CHE ECONOMISTI GIUSTIFICHINO IN TV AVVELENAMENTO NOSTRO PAESE

Roma, 30 settembre 2017 - "L'inquinamento è il costo che dobbiamo pagare per vivere e lavorare. È incredibile che si lascino dire cose come queste in tv come è accaduto stamattina a Coffebreak a la7 con Tabarelli e senza replica. Conosciamo benissimo le posizioni di Tabarelli ma non possiamo tacere e  mentre lui, che sembra un uomo della prima rivoluzione industriale, fa queste affermazioni, non possiamo non pensare alla terra dei fuochi, preda degli scarti industriali, al quartiere Tamburi di Taranto, avvelenato dall'ILVA,  al Veneto dove 200 mila persone hanno il sangue avvelenato dai Pfas, alla Basilicata dove 400mila tonnellate di petrolio si è disperso nel terreno ed è arrivato nelle falde acquifere". 

Lo denuncia la senatrice del M5S Paola Nugnes. 
"Tabarelli è l'espressione mediatica di un mondo antico che non si rende conto che un'alternativa a questa corsa contro il burrone esiste . Ci hanno fatto diventare il Paese dello Sblocca Italia tanto caro proprio a Tabarelli. Un paese che, a detta del Ministero dell'Ambiente, ancora nel 2016 ha investito ben 15,5 miliardi tra sussidi diretti ed indiretti al fossile, mentre frena e ostacola le rinnovabili!".

"Ricordiamo a lui e a tutti quelli  come lui che ancora tifano per il ponte sullo Stretto che un miliardo investito in riqualificazione energetica e in rinnovabili genera fino a 17 mila posti di lavoro. La stessa cifra investita nel fossile genera solo 600 posti. Visto che sono cosi affezionati ai freddi numeri gli chiediamo: se avesse un miliardo, dove lo investirebbe? Ma non vogliamo sentire la sua risposta, che ahimè conosciamo già", conclude la Nugnes.


venerdì 29 settembre 2017

Presentato il Report sulla qualità dell’aria della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, realizzato in collaborazione con ENEA e in partnership con Ferrovie dello Stato


Un termometro che misura lo smog nelle città italiane

Dieci mosse per far crescere la green economy e 
vincere la sfida della qualità dell’aria nelle nostre città

L’Italia è tra i peggiori paesi europei per l’inquinamento atmosferico che fa più morti degli incidenti stradali. 

Per risolvere la situazione servono politiche innovative, interventi efficaci 
sui trasporti ma anche sull’agricoltura e sul riscaldamento da legna. 

Una ricetta anti-smog, con soluzioni strutturali che superano le emergenze e puntano sullo sviluppo della green economy.

Nel mondo ogni anno milioni di persone muoiono a causa dell’inquinamento atmosferico e 9 persone su 10 vivono in luoghi con livelli di inquinamento più alti di quelli raccomandati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Si tratta di numeri che spingono a considerare questo fenomeno come una vera e propria pandemia. L’inquinamento atmosferico in Europa causa ogni anno la morte di oltre 500.000 persone e ha costi esterni stimati da 330 a 940 miliardi di euro, tra il 2% e il 6% del Pil comunitario. Per quanto riguarda i due inquinanti più critici a livello sanitario, particolato (PM10) e biossido di azoto (NO2), più della metà degli Stai membri, Italia compresa, è in procedura di infrazione. 

La qualità dell’aria nelle città italiane, nonostante i miglioramenti dovuti alle tecnologie, alle nuove regolamentazioni, a un mix energetico migliore e a carburanti più verdi, resta sempre critica soprattutto in alcuni hot spot. Non solo il bacino padano - da Torino a Venezia - ma anche l’area metropolitana di Roma, quella di Napoli, l’area del frusinate, la Puglia, la costa sud est della Sicilia. L’Italia, con oltre 90.000 morti premature e 1.500 decessi per milione di abitanti (1.116 solo per il particolato PM2,5) è maglia nera tra i grandi paesi europei per l’inquinamento atmosferico (1.100 in Germania, 800 in Francia e Regno unito, 600 in Spagna). I responsabili? Il traffico stradale, ma anche l’agricoltura e il riscaldamento a biomasse legnose.
Ancora oggi – ha dichiarato Edo Ronchi, Presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile – l’inquinamento atmosferico rappresenta una delle principali minacce ambientali e sanitarie della nostra epoca. Per vincere la sfida della qualità dell’aria dobbiamo innovare le nostre politiche, tenendo conto delle caratteristiche dell’inquinamento attuale, degli impatti potenziali del cambiamento climatico in corso, del ruolo crescente di settori “non convenzionali” che si aggiungono ai trasporti e all’industria, come le emissioni derivanti dal comparto agricolo e dal riscaldamento residenziale in particolare delle biomasse. L’Italia, se non cambierà rotta, non centrerà i nuovi target europei al 2030 e lo sviluppo della green economy in ambito urbano, ma non solo, è la soluzione più efficace per risolvere questa situazione”.

Il DNA dell’inquinamento italiano è stato studiato dal Report sulla qualità dell’aria, la ricerca realizzata dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile in collaborazione con Enea e con la partnership delle Ferrovie dello Stato, che propone un vero e proprio decalogo per mettere in campo misure nuove e più incisive contro l’inquinamento atmosferico, soluzioni strutturali che superino le emergenze e puntino sullo sviluppo della green economy.

Dieci proposte
 che toccano temi di carattere generale e altri di tipo più specifico relativi ai singoli settori. Eccoli in sintesi:


1. Gli amministratori locali sono diventati una specie di capro espiatorio e devono essere aiutati: per questo serve una Strategia nazionale per la qualità dell’aria, che rinnovi la governance migliorando l’integrazione e centralizzando alcune responsabilità per incidere sulle politiche nazionali dei trasporti, sull’energia, sull’edilizia etc. e individuare misure strutturali ed eccezionali valide su tutto il territorio nazionale;


2. La combustione energetica è il principale responsabile dell’inquinamento atmosferico ma fino a oggi l’orientamento ambientale è stato quello di puntare a ridurre le emissioni di gas serra, anche a scapito della qualità dell’aria (come la promozione dei veicoli diesel o dell’utilizzo di combustibili legnosi in impianti inefficienti). 
Le politiche energetiche, a cominciare dalla nuova Strategia Energetica Nazionale, devono invece includere una valutazione degli impatti non solo sulla CO2 ma anche sui principali inquinanti atmosferici;


3. Agire con misure straordinarie e divieti nelle città solo dopo che sono stati raggiunti livelli critici di inquinamento non consente di risolvere l’emergenza: è necessario passare a un “approccio preventivo all’emergenza” mettendo in campo le misure prima che vengano raggiunti livelli di inquinamento critico. Disponiamo oggi degli strumenti per poterlo fare ma dobbiamo puntare ancora di più su ricerca e conoscenza;


4. Un sistema di mobilità basato sull’auto di proprietà è il primo ostacolo al miglioramento della qualità dell’aria nelle città: bisogna mettere in campo interventi e soluzioni per portare il parco circolante italiano a meno di 1 vettura ogni 2 abitanti (come oggi in Francia): si può fare scoraggiandone l’uso (low emission zone, aree pedonali e ciclabili, limitazione alla sosta, etc.) e sviluppando la mobilità condivisa (trasporto su ferro, bike sharing, car sharing, integrazione con il trasporto pubblico, etc.);

5. Gli investimenti pubblici sulle infrastrutture per i trasporti seguono ancora vecchie logiche: solo il 10% va sulla mobilità urbana che invece è il primo settore su cui bisogna agire, e di questi meno della metà su modalità sostenibili: bisogna invertire questo rapporto e liberare ingenti investimenti pubblici in favore del trasporto rapido di massa, delle infrastrutture ciclo-pedonali, di sistemi di logistica intelligente;


6. Le politiche incentrate sugli standard Euro non hanno funzionato come oramai diventato di pubblico dominio dopo lo scandalo del “dieselgate”: servono nuovi strumenti fiscali, economici, regolatori per ridurre velocemente il numero dei veicoli diesel e benzina facendo crescere quelli ibridi plug-in, quelli full-electric e quelli a gas (in particolare su trasporto navale e merci) sul breve termine; 


7. Il settore residenziale è il primo responsabile dell’inquinamento da particolato atmosferico e negli ultimi anni, nonostante le politiche e misure messe in campo, non ha visto migliorare in modo significativo la propria efficienza energetica: serve un cambio di passo, con strumenti e sistemi di finanziamento innovativi capaci di promuovere interventi di deep renovation intervenendo su interi edifici o gruppi di edifici esistenti e raggiungendo riduzioni dei consumi nell’ordine del 60-80%;


8. Nonostante siano spesso percepite come favorevoli all’ambiente e diano un contributo importante in termini di riduzione delle emissioni di CO2, le biomasse legnose contribuiscono in modo significativo all’inquinamento da particolato atmosferico nelle città: servono delle linee guida nazionali sull’utilizzo delle biomasse che forniscano chiare indicazioni circa le tecnologie da adottare e le modalità di utilizzo, incluse possibili interdizioni per impianti inquinanti in aree critiche;


9. L’ammoniaca è un importante precursore del particolato atmosferico e l’agricoltura è responsabile del 96% delle emissioni nazionali di questo inquinante (principalmente da fertilizzanti e allevamenti) che secondo i risultati di alcune indagini a Milano contribuisce per il 35% dell’inquinamento dal PM10: il comparto agricolo deve quindi promuovere nuovi interventi volti a ridurre l’azoto in eccesso nei terreni (ad esempio con agricoltura di precisione e copertura dei suoli), a mitigare l’impatto degli allevamenti (ad esempio attraverso mangimi speciali e la produzione di biometano) e a sviluppare l’agricoltura biologica meno impattante;


10. Nonostante i miglioramenti, l’industria è ancora il principale settore in Italia per emissioni di SOX e COVNM, che sono importanti precursori del particolato atmosferico: è possibile migliorare adottando per i grandi impianti (come impianti petrolchimici, cementifici, centrali elettriche, etc.) i limiti più stringenti previsti per le migliori tecnologie disponibili (le c.d. BAT), definendo nuovi limiti alle emissioni e istituendo un inventario delle emissioni per i piccoli impianti, promuovendo l’elettrificazione e l’utilizzo di combustibili a basso impatto ambientale in impianti ad altissima efficienza.

Roma, 29 settembre 2017

Sostenibilità ambientale ed efficienza energetica. GRUPPO CAP: 2030 Missione Sostenibilità. Milano Film Festival, 2 ottobre 2017 h.18


Ambiente: salvate in Italia 1/3 piante e animali UE

Risultati immagini per SALVATE IN ITALIA 1/3 PIANTE E ANIMALI UE
40mila agricoltori impegnati nel recupero di specie in via di estinzione

L’Italia ha conquistato il record europeo della biodiversità con 55.600 specie animali pari al 30% di quelle europee e 7.636 specie vegetali che sono state salvate dall’estinzione. È quanto emerge da una analisi della Coldiretti presentata all’inaugurazione della piu’ grande fattoria mai realizzata in Italia nel centro storico di una citta’ a Milano al Castello Sforzesco, da Piazza del Cannone a Piazza Castello, per andare all’origine del Made in Italy e scoprire piante, prodotti, piatti e animali salvati dall’estinzione. Una vera arca di Noe’ con le piu’ rare e curiose razze di mucche, maiali, cavalli, asini, capre, pecore, conigli, oche e polli salvate dal rischio di estinzione da allevatori italiani, nell’ambito della piu’ grande “stalla” mai aperta al pubblico in città in Italia.

“Un risultato ottenuto grazie alla sapiente opera di circa 40mila agricoltori custodi che dopo secoli di abbandono negli ultimi anni si sono profondamente impegnati nel recupero di piante e animali in via di estinzione”, ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che “il risultato è che l’Italia è l’unico Paese al mondo con 291 specialità Dop/Igp oltre ¼ del totale comunitario, ma è anche leader in Europa con quasi 60mila aziende agricole biologiche e ha fatto la scelta di vietare le coltivazioni Ogm e la carne agli ormoni a tutela della biodiversità e della sicurezza alimentare”. Sul territorio nazionale – precisa Moncalvo - ci sono 504 varietà iscritte al registro viti contro le 278 dei cugini francesi e su 533 varietà di olive contro le 70 spagnole.

#Stocoicontadini è una occasione unica per conoscere la Fattoria italiana, a partire dalla capra Girgentana dalle lunghe corna a forma di cavaturacciolo, rinomata per il suo latte che, grazie a una maggiore concentrazione di Taurina, aminoacido dalle ottime capacità antiossidanti recentemente utilizzato anche nelle bevande energetiche, è particolarmente adatto a chi fa attività sportiva poiché favorisce il recupero fisico.

Ma ci sono anche – aggiunge Coldiretti (www.coldiretti.it) - l’asino romagnolo sopravvissuto all’estinzione nell’ultima guerra e oggi molto utilizzato per la produzione di latte da molti considerato un farma-food che risolve i problemi delle intolleranze al latte vaccino nell'età neonatale. L'elevato contenuto in calcio lo rende estremamente utile tanto per gli anziani affetti da osteoporosi che per le donne in menopausa. Ma rappresenta anche un’ottima base per fare un gelato dal sapore unico. Mentre ha origini barbare la mucca Varzese, arrivata in Italia al seguito dei Longobardi e oggi ridotta a pochi esemplari salvati dagli allevatori, dalla quale si ottiene un latte di elevata qualità, ideale per la produzione di formaggi gourmet. E’ record anche per la Bergamasca, la pecora più grande del globo, mentre il maiale di Cinta senese incuriosisce per la fascia bianca sul manto scuro.

Sono molti anche i prodotti vegetali che hanno rischiato l’estinzione e che sono stati riportati sulle tavole grazie all’impegno degli agricoltori a tutela della biodiversità. E’ il caso, ad esempio del grano monococco, la specie geneticamente più semplice e antica di grano risalente addirittura a 23mila anni fa - spiega la Coldiretti - e di quello saragolla, coltivato nell’antico Egitto delle piramidi, entrambi salvati dall’estinzione grazie all’ingegno dei coltivatori di Lombardia e Abruzzo. Senza dimenticare i semi antichi dal riso Vialone nano alla pasta di grano Senatore Cappelli che dopo essere arrivato a coprire all’inizio del secolo più della metà della coltivazione di grano in Italia negli anni 60 ha iniziato a scomparire ma oggi è stato recuperato con la produzione che ha raggiunto 2,5 milioni di chili nel 2017,

La difesa della biodiversità non ha solo un valore naturalistico ma – sottolinea la Coldiretti - è anche il vero valore aggiunto delle produzioni agricole Made in Italy. Investire sulla distintività – continua la Coldiretti – è una condizione necessaria per le imprese agricole di distinguersi in termini di qualità delle produzioni ed affrontare così il mercato globalizzato salvaguardando, difendendo e creando sistemi economici locali attorno al valore del cibo.

La tendenza all’omologazione delle coltivazioni spinta dai moderni sistemi di produzione e distribuzione degli alimenti per rendere uniformi varietà e produzioni ha determinato – denuncia la Coldiretti - una concentrazione delle specie coltivate che mette a rischio sia il potere contrattuale dei produttori agricoli, sia la sovranità alimentare dei vari Paesi e dei loro cittadini. Non a caso la Fao – conclude la Coldiretti - ha lanciato l’allarme per la crescente uniformità delle colture mondiali che ha portato nell’ultimo secolo ad una perdita del 75 per cento della biodiversità vegetale e ha stimato il rischio da qui al 2050 della perdita di un terzo delle specie oggi rimaste.

giovedì 28 settembre 2017

Assessorato Ambiente Roma - MDF - AIEE - Convegno: Modelli per la valutazione dell'impatto ambientale

CONVEGNO

Modelli per la valutazione dell'impatto ambientale e macroeconomico delle strategie energetiche

Roma, 4 ottobre 2017 h 9-17.30 - Sala Protomoteca, piazza del Campidoglio 55



Il Movimento per la Decrescita Felice (MDF) e l'Associazione Italiana degli Economisti dell'Energia (AIEE), con il Patrocinio dell'Assessorato Ambiente del Comune di Roma e la collaborazione come media partner della rivista Quale Energia, del sito Ecquologia.it, di Radio Cusano Campus, e del circolo MDF di Roma, propongono il 4 Ottobre 2017 dalle ore 9 alle 17.00 presso la Sala Protomoteca i piazza del Campidoglio 55, un convegno finalizzato alla promozione del dibattito tra tutte le istituzioni e gli enti interessati a discutere lariduzione delle emissioni di gas serra programmata dall'Unione Europea al 2050.


Programma:

9.00                Registrazione dei partecipanti (ingresso libero, con iscrizione obbligatoria entro il 30/9)
9.30                 Saluto introduttivo
 Pinuccia Montanari         Assessore Ambiente Comune di Roma
 Lucia Cuffaro              Presidente Movimento per la Decrescita Felice (MDF)
 Carlo Di Primio                Vice Pres. e A.D. Associazione Italiana Economisti dell'Energia (AIEE)
10.00 – 13.00  Presentazione dei modelli di simulazione dinamica relativi al futuro utilizzo dell'energia e della  riduzione delle emissioni dei gas serra; analisi fatta e conclusioni raggiunte:
 Maria Rosa Virdis              ENEA, Unità Studi e Strategie di Roma
 Simone D'Alessandro       Dipartimento di Scienze Economiche dell'Università di Pisa
 Maria Gaeta               RSE Sistemi Energetici di Milano
 Federico Pontoni          IEFE, Università Luigi Bocconi di Milano
 Verrà inoltre illustrata da Marco Morosini (Politecnico di Zurigo) la strategia energetica al 2050 che la Svizzera ha approvato con un referendum popolare a maggio del 2017.
13.00 – 14.30  Pausa pranzo
14.30 – 17.30 Tavola rotonda, per confrontare i risultati di ogni modello e raccogliere suggerimenti e strategie utili a chi dovrà gestire in Italia il progetto di riduzione della CO2.

 Partecipano: Alessandro Carettoni (Ministero Ambiente),Mario Contaldi (Ispra), Ivan
 Faiella (Banca d'Italia), Luca Iacoboni (Greenpeace),Matteo Leonardi (WWF), Simone
 Mori (Elettricità Futura), Edoardo Zanchini (Legambiente),Luciano Barra (Ministero Sviluppo
 Economico, nominativo da confermare).

"Mentre assistiamo sempre più spesso agli effetti dei cambiamenti climatici, è essenziale definire al più presto un percorso chiaro e condiviso verso la decarbonizzazione del nostro sistema economico.
L'accordo di Parigi, infatti, non può essere considerato un punto di arrivo ma la base su cui poggiare ogni scelta futura di strategia energetica ed economica. 

L'energia, grazie alle ricadute sugli altri settori dell'economia ma anche in virtù delle tecnologie già mature, soprattutto per il risparmio energetico, ha le potenzialità per essere il primo settore economico a intraprendere il cammino verso la sostenibilità.
Con il convegno del 4 ottobre a Roma in Campidoglio il Movimento per la Decrescita felice e l'Associazione Italiana degli Economisti dell'Energia vogliono far conoscere i risultati ottenuti da quattro enti che  in Italia si occupano di scenari energetici ed economici, per poi discutere in una tavola rotonda cui partecipano alcune delle principali istituzioni interessate alle strategie energetiche nazionali quali sarebbero le scelte più efficaci da implementare nel nostro paese."


Contatti per la stampa e info: 
info@decrescitafelice.it  tel. 348.5809209  www.decrescitafelice.it
assaiee@aiee.it           tel. 06 3227367 www.aiee.it 


Nuovo report su sussidi fonti fossili in UE e Italia


NUOVO RAPPORTO SUI SUSSIDI ALLE FONTI FOSSILI: 112 MILIARDI DI € ALL'ANNO NEI MAGGIORI PAESI DELL'UNIONE EUROPEA. IN ITALIA 8,7 MILIARI DI € SOLO PER I TRASPORTI.
 
Torino, 28 Settembre 2017.

112 miliardi di €: a tanto ammontano i sussidi forniti ogni anno alle fonti fossili nei maggiori paesi membri dell’Unione Europea secondo il nuovo rapporto “Phase-Out 2020: Monitoring Europe's fossil fuel subsidies report”, prodotto dall’Overseas Development Institute (ODI) e Climate Action Network (CAN) Europe e presentato a Bruxelles in occasione di una conferenza stampa nella giornata di oggi, giovedì 28 settembre.

Di questi, 4 miliardi provengono direttamente dalla stessa Unione.

Lo studio analizza i sussidi di cui hanno goduto i combustibili fossili tra il 2014 e il 2016 sia a livello comunitario che in 11 stati membri, tra cui l’Italia, responsabili dell’83% delle emissioni di gas serra dell’Unione Europea. Sono stati identificati ben 999 diversi tipi di incentivi economici nelle forme di agevolazioni fiscali, finanziamenti pubblici e investimenti da parte di imprese a controllo statale.

I trasporti appaiono come il settore maggiormente beneficiario, ricevendo ben 49 miliardi di € all’anno (il 44% del totale dei sussidi identificati nello studio) a supporto dell’uso dei combustibili fossili.

7,3 miliardi di € annui di finanziamenti pubblici vengono inoltre destinati in Europa alla produzione di petrolio e gas, mentre nei paesi extraeuropei sono stati investiti 1,7 miliardi di € in centrali alimentate dalle fonti fossili e 389 milioni di € sono andati ad alimentare l’estrazione del carbone, il combustibile maggiormente inquinante.

Come firmataria dell’Accordo di Parigi, l’Unione Europea è impegnata a raggiungere l’obiettivo di ridurre a zero le emissioni nette di gas serra entro la seconda metà del secolo, e a reindirizzare i flussi finanziari in maniera coerente con la necessaria traiettoria di decarbonizzazione.

L’Unione, inoltre, si è impegnata a eliminare i sussidi dannosi per l’ambiente entro il 2020, mentre simili promesse sono state fatte dai maggiori stati membri nel quadro del G7 e del G20. I dati di questo nuovo rapporto evidenziano quindi come tali impegni siano ben lontani dal trovare riscontro nella realtà dei fatti.

Nel capitolo dedicato all’Italia vengono evidenziate luci ed ombre rispetto al tema. I combustibili fossili rappresentano ancora una quota significativa del mix elettrico nazionale, seppure in calo: si è passati infatti dall'81% nel 2000 al 60% nel 2015, mentre le fonti di energia rinnovabile ammontano a circa il 40%.

La pubblicazione nel 2016 da parte del Ministero dell’Ambiente del “Catalogo dei sussidi ambientalmente favorevoli e dei sussidi ambientalmente dannosi” segna un passo in avanti nella trasparenza riguardo al supporto economico pubblico alle fonti fossili. Al tempo stesso, tuttavia, lo studio evidenzia come l’articolo 15 della legge delega per la riforma fiscale del 2014, orientato verso l’eliminazione delle sovvenzioni nocive per l’ambiente, non abbia mai trovato attuazione. Ne consegue che tutti i settori presi in esame continuano a ricevere sussidi da parte dello Stato rispetto alle fonti fossili, tanto dal lato della produzione quanto da quello del consumo.

Mentre gli incentivi alla produzione domestica di carbone sono relativamente bassi se comparati agli altri paesi europei, il sostegno economico a petrolio e gas rimane significativo, e viene fornito sia attraverso esenzioni fiscali che, in parte minore, tramite finanziamenti diretti attraverso la spesa pubblica. Annualmente, le esenzioni e i canoni avvantaggiati per l’estrazione di petrolio e gas (royalties) rappresentano un sussidio indiretto stimato in 1,4 miliardi di €.

Risulta elevato anche il sostegno alla produzione di combustibili fossili a livello internazionale, pari in media a 1,3 miliardi di € all’anno, attraverso investimenti in infrastrutture per l’estrazione di carbone, petrolio e gas in diversi paesi extra UE da parte dell'agenzia italiana di credito alle esportazioni (SACE).

Anche nel nostro Paese il settore dei trasporti beneficia largamente di diversi tipi di sussidi, per un totale che ammonta a una media di 8,7 miliardi di € annui nel periodo preso in considerazione dallo studio. In particolare, la differenza di aliquota fra accisa sulla benzina e sul gasolio per il trasporto su gomma risulta in una spesa fiscale indiretta che corrisponde a quasi 5 miliardi di € annui. Agevolazioni fiscali sui carburanti sono in vigore anche per il trasporto aereo, marittimo e ferroviario.

Lo studio passa in rassegna anche una serie di incentivi economici nei confronti della produzione di energia elettrica. Complessivamente, il sostegno alle fonti fossili in questo settore supera i 2 miliardi di € all’anno. Anche i consumi domestici di energia elettrica godono di una serie di agevolazioni, in larga parte mirate a favorire le fasce di popolazione più svantaggiate.

Un significativo sostegno economico rispetto all’uso di combustibili fossili viene destinato anche all’agricoltura, un trend in linea con il resto dell’Europa. Analogamente ai trasporti, il settore beneficia di riduzioni dell’accisa sul gasolio e sul gas naturale e di altre tipologie di sussidi per un totale di oltre 1,2 miliardi di € annui.

Nel commentare i dati del nuovo rapporto Francesco Capezzuoli di Italian Climate Network sottolinea come l’ammontare dei sussidi che vengono destinati alle fonti fossili portino l’UE lontano dal rispetto degli impegni assunti a Parigi. “Risulta chiaro che azzerare le sovvenzioni ai combustibili fossili si tradurrebbe in un vantaggio immediato in termini di riduzione delle emissioni e supporto a politiche di efficienza energetica. Come evidenziato anche dai report dell’International Energy Agency, il phase-out dei sussidi alle fonti fossili risulterebbe decisivo nel mantenere concreto il target dei 2 °C. Inoltre, le ingenti somme risparmiate potrebbero essere destinate a investimenti in infrastrutture e tecnologie low-carbon, favorendo così ulteriormente il raggiungimento degli obiettivi di mitigazione”.
Prosegue Capezzuoli: “Prendiamo atto dell’aumentata trasparenza dell’Italia riguardo al tema, ma questo non è che un primo passo che rimane poco utile se non si traduce in un deciso cambio di rotta a livello pratico: gli incentivi alla produzione e al consumo di combustibili fossili devono essere eliminati al più presto. Purtroppo, il fatto che nel documento in consultazione della nuova Strategia Energetica Nazionale la questione dei sussidi alle fonti fossili non venga affrontata in alcun modo rappresenta un segnale decisamente preoccupante”.

Il rapporto completo e i casi studio nazionali sono disponibili sul sito di CAN Europe:
www.caneurope.org/publications/blogs/1471-report-phase-out-2020-monitoring-europe-s-fossil-fuel-subsidies

La ceramica entra nell'arredo urbano con l'economia circolare

SAXA GRES SPA PRESENTA IL NUOVO CICLO INDUSTRIALE CON IL RECUPERO DELLE CENERI DEI RIFIUTI URBANI NEGLI IMPASTI E CON IL BIOMETANO PER L'ENERGIA

CERSAIE, Fiera di Bologna Tavola rotonda c/o Sala Intermezzo Ingresso Costituzione, Padiglioni 19-20


28 settembre - Dalle ceneri dei rifiuti urbani nascono piastrelle in gres porcellanato destinate all’arredo urbano, alla pavimentazione di strade e piazze. Un progetto di eccellenza che crea occupazione, indotto commerciale e innovazione tutta italiana. È l’economia circolare al servizio dell’industria ceramica: un progetto di Saxa Gres SpA, che ha riaperto ad Anagni la più importante azienda di piastrelle del Centro-sud.

È di questo che si è parlato oggi al CERSAIE nella tavola rotonda Ceramica ed economia circolare: il modello Saxa Gres cui partecipano, oltre al presidente dell’azienda Francesco Borgomeo, il responsabile Ambiente Confindustria Ceramica Andrea CanettiPierlugi Altomare della Direzione Generale Rifiuti e Inquinamento del  Ministero Ambiente; il presidente Expert Lab Service Mariano PaganelliGiuseppe Sappa del Dipartimento Ingegneria civile e Ambientale Università La Sapienza di RomaGiovanni Vivarelli, direttore Area Industriale Ambiente Acea Spa e Luciano Piacenti, AD Saxa Gres.

“Le nostre piastrelle sono garantite e certificabili Ecolabel. L’innovazione complessiva è assicurata dal processo produttivo studiato e approfondito in tre anni di ricerca e sviluppo in collaborazione con La Sapienza Università di Roma - ha detto in apertura il presidente di Saxa Gres Francesco Borgomeo - Un percorso che ci pone all’avanguardia, in quanto a tutela dell’ambiente e riutilizzo delle risorse: fa di noi, in poche parole, un esempio di quello che l’economia circolare può rappresentare per la manifattura italiana”.

Proprio in questo mese partirà nella fabbrica la sperimentazione della produzione da rifiuti: Saxa è dunque l’azienda italiana del settore ceramico ad avviare una vera e propria produzione di economia circolare. Il gres porcellanato che verrà prodotto contiene fino al 20% di ceneri provenienti dal termovalorizzatore che sorge a poca distanza dallo stabilimento, garantendo materie prime sempre a disposizione e a “km zero”. L’utilizzo di ceneri evita di dover smaltire questa categoria di rifiuti nelle discariche, con altissimi costi ambientali ed economici per i cittadini. Inoltre, le biomasse da rifiuti organici verranno in futuro impiegate per produrre biometano per la fornitura di energia. Non più scarti: solo materie o energia da riutilizzare, brevetti innovativi e nuovi processi anche economici e finanziari.

Il progetto è stato reso possibile anche dalla fiducia di investimenti internazionali provenienti da una holding inglese gestita dal manager Daniele Bartoccioni Menconi - circa 20 milioni di euro dalla vendita di minibond quotati alla borsa di Vienna. È stata così garantita la ripartenza di Saxa Gres con 80 nuove assunzioni e un processo produttivo che offre competitività secondo le nuove norme del Green Public Procurement. Il gres di Saxa infatti è conforme alle richieste delle amministrazioni pubbliche per le gare di appalto. Verrà utilizzato in maniera inedita per il gres porcellanato, per pavimentare strade e piazze, sia nella versione piastrella (da 3 centimetri di spessore) che in quella sanpietrino: prodotti più resistenti, reperibili, personalizzabili e soprattutto più sostenibili a livello economico, rispetto alle pietre di basalto che ormai arrivano dal Sud Est asiatico.


Fondazione BCFN: nel mondo l’impronta idrica ammonta a 7.452 miliardi di metri cubi di acqua, più del doppio del fiume Mississippi. E in Italia siamo ancora lontani dal raggiungimento degli SDGs

Effettuare corrette scelte alimentari farebbe abbassare, fino a 2000 litri pro capite, l'impatto idrico quotidiano. 
Se ne è discusso nel corso del Forum "Regole dell'acqua, regole per la vita". 
L'argomento sarà oggetto di dibattito anche in occasione dell'8° Forum Internazionale su Alimentazione e Nutrizione che si terrà a Milano il prossimo 4 e 5 dicembre
Ogni giorno un individuo beve 2 litri d'acqua di media, ma senza accorgercene, a nostra insaputa, utilizziamo fino a 5mila litri di acqua "virtuale" al giorno solo per alimentarci

Oggi, infatti, l'impronta idrica globale, ovvero il totale di acqua che è stata utilizzata in tutte le fasi di produzione di un bene[1], ammonta a 7.452 miliardi di metri cubi di acqua dolce l'anno, pari a 1.243 metri cubi pro-capite, ossia più del doppio della portata annuale del fiume Mississippi

 E se, da un lato, mettiamo sempre più attenzione alle azioni di routine, come chiudere il rubinetto dell'acqua mentre ci laviamo i denti, dall'altro non siamo ancora del tutto consapevoli di quanta acqua "invisibile" si nasconde in quello che mangiamo

Insomma, intervenendo sulle nostre scelte alimentari potremmo dare un grande aiuto al nostro Pianeta, ma questo, purtroppo, non ancora tutti lo sanno! Se adottassimo una dieta vegetariana, il consumo di acqua virtuale varierebbe dai 1.500/2.600 litri rispetto ai 4.000/5.400 di una dieta ricca di carne. 

Tradotto in pratica significa che mangiando, ad esempio, una porzione di crema di ceci insieme con un piatto di fagiolini e patate cotte al vapore con scaglie di grana e un frutto, si mangiano – senza accorgersene – anche 1446 litri di acqua; invece, sostituendo lo stesso pasto con un filetto di manzo, una porzione di insalata mista condita con olio, una fetta di pane e un frutto i litri di acqua salgono a 3244. 

Il totale di acqua nascosta nel piatto si abbassa drasticamente se, invece, si adotta un menù vegano: una porzione di crema di verdure e risoni, una porzione hummus di ceci e una fetta di pane contiene "solo" 940 litri di acqua[2]

L'importanza della dieta per ridurre il nostro impatto sulle risorse idriche sarà al centro dell'intervento di Marta Antonelli Research Programme Manager della Fondazione Barilla Center for Food & Nutrition (BCFN) al forum "Regole dell'acqua, Regole per la vita".

"Tra agricoltura, industrie e famiglie, è il settore agricolo a consumare più acqua[3]. In media il 70% del prelievo totale di acqua dolce è destinato all'irrigazione, mentre l'industria ne consuma il 22% e il restante 8% è dedicato all'uso domestico. Il peso dell'agricoltura – dichiara Antonelli - è ancora più alto nei Paesi a medio e basso reddito, dove il consumo raggiunge anche il 95% del totale ed è caratterizzato da molte inefficienze. A livello mondiale ci sono 1,4 miliardi di chilometri cubi di acqua, ma solo lo 0,001% del totale è effettivamente disponibile per l'utilizzo dell'uomo e questo dato aiuta a comprendere quanto sia importante utilizzare in maniera corretta questa risorsa. Con i trend attuali, nel 2050 avremo bisogno del 60% di cibo in più. Più cibo significa più acqua per produrlo, anche in Paesi che stanno mettendo a rischio riserve superficiali e sotterranee di acqua dolce. Ecco perché, tutti insieme possiamo dare un contributo importante, partendo proprio da quello che mettiamo ogni giorno nel piatto".

ITALIA: CONSUMIAMO 2.232 METRI CUBI DI ACQUA DOLCE L'ANNO
Secondo i dati elaborati dal Food Sustainability Index[4], in Italia l'impronta idrica agricola, relativa cioè al cibo che mangiamo, contribuisce per l'89% alla nostra impronta idrica totale[5], posizionandoci all'ultimo posto in Europa per impronta idrica pro-capite, con un valore di 2.232 metri cubi di acqua dolce l'anno consumata da ciascuno. 
In questa classifica, inoltre, l'Italia è sesta al mondo per "disponibilità di acqua", eppure continuiamo a consumarne una quantità molto ingente. Il FSI mostra, infatti, performance piuttosto scarse per quanto riguarda l'"utilizzo destinato per le produzioni agroalimentari" (51.08 su 100 il punteggio attribuito dall'Index) e in termini di "acqua usata dall'agricoltura sul totale delle risorse idriche rinnovabili" (59.78 su 100). 
Va anche evidenziato come all'incirca nel 27% del totale l'acqua in Italia si perde tra il prelievo e l'effettiva erogazione senza particolari distinzioni lungo tutto lo Stivale (passando dal 23% del Nord al 30% del Sud e delle Isole) e pone, purtroppo, anche stavolta, l'Italia nelle posizioni di vertice nella classifica di chi spreca più acqua tra i Paesi europei. 
Ecco perché l'Italia può fare molto di più per il raggiungimento degli SDGs (gli obiettivi di sviluppo sostenibile) indicati dall'Agenda 2030 delle Nazioni Unite. 
In questo senso, i prossimi anni saranno importanti per la diffusione della cultura dello sviluppo sostenibile in Italia e per decidere se, anche sul fronte dell'uso responsabile dell'acqua, l'Italia riuscirà a onorare gli impegni presi e fare della sostenibilità economica, sociale e ambientale l'obiettivo imprescindibile del proprio futuro.

FOOD SUSTAINABILITY INDEX: L'INDICE CHE CI AIUTA A CAPIRE DOVE IL CIBO E' DAVVERO "BUONO" (E DOVE IL CONSUMO DI ACQUA E' MIGLIORE)
Il Food Sustainability Index, analizzando quattro macro parametri ("Impatto ambientale dell'agricoltura sull'acqua", "Sostenibilità del ritiro dell'acqua", "Scarsità dell'acqua" e "Gestione dell'acqua"), ci dice che Germania (88,38 / 100), Colombia (86,07 / 100) e Regno Unito (85.63 / 100) sono i Paesi che utilizzano in modo meno impattante questa risorsa naturale. 
All'altra estremità della scala, l'Arabia Saudita (34,64%), l'Egitto (20,45%) e l'India (16,87%) sono tra i Paesi che hanno complesse sfide da affrontare per migliorare il loro utilizzo dell'acqua.

"Ogni giorno, nel mondo, 30.000 persone muoiono per mancanza di acqua così come 1000 bambini muoiono per malattie legate alla mancanza di acqua pulita. Se a questo aggiungiamo che nei prossimi decenni la combinazione tra la crescita della popolazione, il riscaldamento globale e la modifica delle preferenze alimentari eserciteranno una crescente pressione sulle fonti idriche per l'agricoltura, diventa allora fondamentale sensibilizzare l'opinione pubblica, ma anche media e altri stakeholder sull'importanza delle nostre scelte individuali perché queste sì, possono fare la differenza per il benessere del Pianeta. Adottare la Dieta Mediterranea, privilegiare prodotti di stagione e seguire una dieta variegata e bilanciata, è il primo passo che ognuno di noi può compiere nella vita quotidiana per un più sostenibile consumo di risorse idriche. Non solo in Italia ma nel mondo, perché ogni volta che il cibo viene importato, si importa anche l'acqua contenuta in esso" ha dichiarato Marta Antonelli.

UN PALCO PER DISCUTERE DEL TEMA: L'8° FORUM INTERNAZIONALE SU ALIMENTAZIONE E NUTRIZIONE
Di questo e di altri temi relativi alle scelte alimentari e all'impatto che hanno sulla salute e sull'ambiente si parlerà nel corso dell'8° Forum su Alimentazione e Nutrizione organizzato dalla Fondazione Barilla che si terrà a Milano il prossimo 4 e 5 dicembre. 

Si tratta di un evento interdisciplinare, unico nel panorama italiano, studiato per condividere evidenze, dati scientifici e best practice volti a raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile - indicati dalle Nazioni Unite - e costruire un modello di alimentazione rispettoso della salute delle persone e del Pianeta.




[1] I beni che richiedono più acqua per la loro produzione sono proprio quelli agricoli. Ma quando si parla di acqua destinata alla produzione è necessario ricordare anche l'acqua "virtuale" o invisibile, ovvero quella non contenuta direttamente nel prodotto.
[2] Fondazione Barilla Center for Food and Nutrition, Doppia Piramide 2016, pp 82-83
[3] Dati FAO, Cfr Fondazione Barilla, Eating Planet. Cibo e Sostenibilità: costruire il nostro futuro"
[4] Un indice realizzato in collaborazione con The Economist Intelligence Unit che, sulla base di diversi parametri, analizza dove il cibo è veramente "buono" tra 25 Paesi nel mondo – che rappresentano oltre i 2/3 della popolazione mondiale e l'87% del PIL globale.
[5] I principali prodotti responsabili di ciò sono: il grano, l'olio di oliva, il caffè, carne bovina e di maiale, il latt, Cfr WWF, L'Impronta idrica dell'Italia, http://d2ouvy59p0dg6k.cloudfront.net/downloads/wf_english_version_final.pdf

mercoledì 27 settembre 2017

La transizione a una circular economy e il futuro del riciclo degli imballaggi in Italia | 03/10, h. 10:00, Università Bocconi, via Sarfatti 25 Milano


INVITO STAMPA
LA TRANSIZIONE A UNA CIRCULAR ECONOMY
E IL FUTURO DEL RICICLO DEGLI IMBALLAGGI IN ITALIA
Martedì 3 ottobre, ore 10:00
Università Bocconi, Sala dei Notari
Via Sarfatti, 25 - Milano

20 anni dopo l’approvazione del Decreto Ronchi e di fronte alla ormai imminente approvazione del pacchetto di misure dell’Unione Europea sull’economia circolare, quali sono stati i risultati raggiunti nel settore degli imballaggi? 

E quali le sfide a cui siamo chiamati a rispondere nel prossimo futuro?

L’appuntamento vedrà la presenza di:
·        Gian Luca Galletti, Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare
·        Simona Bonafè, Parlamento Europeo, relatrice del pacchetto di nuove direttive sui rifiuti-circular economy (in videoconferenza)
·        Edo Ronchi, Presidente Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile
·        Giorgio Quagliuolo, Presidente CONAI (Consorzio Nazionale Imballaggi)
Il programma completo dell’appuntamento è disponibile a questo indirizzo web:
www.fondazionesvilupposostenibile.org/wp-content/uploads/2017/09/Programma_Transizione-Economia-circolare_Il-futuro-del-riciclo-degli-imballaggi-in-Italia_3-ottobre.pdf

I dipendenti Mareblu con Legambiente puliscono il mondo!

Volontariato d’impresa – I dipendenti Mareblu con Legambiente
per la 25esima edizione di PULIAMO IL MONDO
26 settembre 2017 Giardini Paolo Pini - Zona Comasina, Milano

Milano, 27 settembre 2017 - Mareblu sostiene PULIAMO IL MONDO, la campagna di volontariato ambientale organizzata da Legambiente in collaborazione con la Rai.

L’iniziativa, giunta alla 25esima edizione, si è svolta lo scorso weekend ed ha coinvolto migliaia di volontari in tutta Italia, pronti a mettere a disposizione della comunità il loro tempo per ripulire dai rifiuti spazi urbani e aree verdi, per chiedere e avere città più pulite e vivibili.

Il 26 settembre, Mareblu ha chiamato a raccolta i suoi dipendenti di Milano per rimboccarsi le maniche e diventare volontari per un giorno per collaborare con Legambiente e dedicare il loro tempo alle attività di manutenzione del verde all’interno dei giardini del Paolo Pini a Milano.

Il Paolo Pini è stato il più grande ospedale psichiatrico di Milano, riconvertito oggi in uno spazio sociale e culturale circondato da un vasto parco con orti comunitari. 

I volontari Mareblu nella giornata di attività si sono dedicati alla pulizia dei rifiuti abbandonati e alla sistemazione di un appezzamento di terra accanto allo stabile, che ora verrà gestito da ragazzi svantaggiati e migranti, che si occuperanno di coltivare e vendere agli abitanti del territorio le verdure coltivate biologicamente.

Ambiente ed ecologia alla XV edizione di BergamoScienza (30 settembre - 15 ottobre)

PIAZZE_ottobre_ph laura pietra-7589

Ampio spazio ai temi dell’ambiente e dell’ecologia nella XV edizione di BergamoScienza, festival di divulgazione scientifica che si terrà dal 30 settembre al 15 ottobre 2017, con quattro appuntamenti al Teatro Donizetti.

Si partirà con Edo Ronchisabato 7 ottobre alle 10.30: l’esperto di problematiche ambientali e di sostenibilità, Presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile, importante centro di ricerca della green economy, parlerà di economia circolare e gestione dei rifiuti, con particolare attenzione alla situazione urbana. 

L’intervento, dal titolo “Se nulla è scarto. Economia circolare e gestione dei rifiuti”, è organizzato in collaborazione con la Montello, società leader nel settore del recupero e riciclo di rifiuti e nella produzione di biogas a partire da rifiuti organici.

A seguire, domenica 8 ottobre alle 17 in dialogo l’ex rettore dell’Università di Bergamo Stefano Paleari, oggi commissario di Alitalia, e Francesco Salamini, uno dei massimi esperti italiani nel campo delle biotecnologie applicate al settore agroalimentare

Nell’incontro “Il futuro del cibo” interverranno su un argomento centrale, che sarà anche oggetto di discussione nelle giornate del G7 dell’agricoltura, in programma a Bergamo il 14 e 15 ottobre. Per questa occasione, il 7 ottobre, prenderà il via la Settimana dell’Agricoltura e del Diritto al Cibo.

Alle 17, invece, il biologo Timothy Mousseau, dell’Università del South Carolina, indagherà le conseguenze di disastri nucleari come Chernobyl e Fukushima su esseri viventi ed ecosistemi nella conferenza “Radiazioni ed ecosistemi: il mito del giardino dell'Eden post-nucleare”.

Per finire, domenica 15 ottobre alle 9.30 nell’incontro “I motori della vita”, il biologo americano Paul Falkowski della Rutgers University (New Jersey) ci guiderà nel microscopico mondo dei microbi, per scoprire come la vita di piante, animali ed esseri umani si sia sviluppata grazie a loro e quanto ancora ne continui a dipendere.

Tutti gli appuntamenti sono ad ingresso libero fino ad esaurimento posti. 

Il programma è disponibile sul sito www.bergamoscienza.itdove, dal 27 settembre, è possibile prenotarsi per partecipare alle iniziative

Inaugura il primo network torinese di ricarica evway dedicato ai veicoli elettrici

A Torino inaugurazione del network di ricarica evway dedicato ai veicoli elettrici

Route220, astro nascente del settore della mobilità elettrica, insediata dentro Progetto Manifattura, l’incubatore clean-tech di Rovereto, ha scelto Torino per inaugurare in Piemonte il nuovo servizio di ricarica evway (con la minuscola!): 10 colonnine di nuova generazione per un totale di 20 stalli di ricarica.
Torino diventa in tal modo la prima città italiana in termini di servizi per la mobilità elettrica internazionale
Grazie all’interoperabilità del network evway con trenta operatori europei, Torino è in grado di accogliere i turisti italiani e stranieri che raggiungono la città in auto elettrica, garantendo loro un facile accesso alla ricarica. I punti di ricarica, in prossimità di numerose attrazioni turistiche, consentono agli ev-drivers di sfruttare il tempo della carica per scoprire le bellezze del territorio torinese. Alle colonnine si possono anche ricaricare le e-bike, un attrattore e potenziatore della mobilità su due ruote elettrica.
 Nei primi giorni si sono registrati oltre cento accessi di ricarica. Ma le previsioni sono per svariate migliaia entro l’anno.
Il servizio eyway arriva a Torino a seguito di un bando promosso da Car City Club, la società del gruppo Gtt che gestiva il servizio di car sharing pubblico, concessione poi approvata dalla Giunta comunale torinese. Martedì 19 settembre è stata attivata una nuova colonnina di ricarica anche all’interno della piazza Palazzo di Città, dove si trova sede dell’amministrazione comunale.
“Siamo contenti che sia Route220 ad affiancare Torino in questo processo di innovazione. Si tratta di un grande cambiamento per la città di Torino che, adesso, diventa a tutti gli effetti la principale città italiana in termini di interoperabilità. Questo progetto apre le porte al turismo” afferma Franco Barbieri, fondatore e Presidente di Route220, “Questo è un esempio per tutte le altre città d’Italia e d’Europa”.

Route220 & evway
Route220 nasce nel 2014 come start up innovativa dentro l'incubatore tematico di Trentino Sviluppo, Progetto Manifattura, con l’obiettivo di fornire un servizio rivoluzionario e completo a chi guida elettrico, migliorando e valorizzando la sosta di ricarica, promuovendo le attività commerciali, le strutture di accoglienza turistica ed i territori che credono nella mobilità eco-sostenibile.
Da qui nasce evway: un’offerta a 360° costituita da stazione di ricarica, piattaforma digitale proprietaria e servizi innovativi per la e-mobility e per il viaggiatore responsabile.       
L’App evway, sviluppata da Route220, è gratuita per IOS, Android e WindowsPhone. Fornisce una mappatura completa e interattiva di tutte le stazioni di ricarica, in Italia e in Europa, accompagnate dall’indicazione di punti di interesse e di attività commerciali nelle vicinanze (https://evway.net/app/).
La mappa diventa un punto di visibilità e di promozione per tutte quelle strutture che offrono un servizio di ricarica a chi guida elettrico.
evway è l’unico network italiano interoperabile con i network europei: le stazioni di ricarica Route220 sono attivate dall’App evway e dalle altre App europee appartenenti al network; al contempo, dalla App evway è possibile gestire la ricarica sulle oltre 18.000 prese europee del network.
In questo modo, attraverso l’interoperabilità, evway facilita per l’ev-Driver la ricerca della stazione di ricarica più adeguata alle sue esigenze e gestisce con semplicità l’utilizzo delle colonnine elettriche, trasformando la pausa di ricarica in un’esperienza unica.                                                                                                        
Il network evway è aperto a tutti gli operatori del settore che, come noi, credono nell’interoperabilità delle infrastrutture di ricarica come strumento per lo sviluppo della mobilità sostenibile.

evway è il network europeo, innovativo, dinamico e con numeri in costante crescita:
  • 100.000 prese di ricarica mappate in Europa, di cui 3700 in Italia;
  • 18.000 prese in tutta Europa attivabili tramite App o KeyHanger;
  • 75 punti di ricarica installati, di cui 40 ad accesso pubblico e a cui si vanno ad aggiungere i 20 previsti per il comune di Torino;
  • 15 nuovi operatori di ospitalità ed altrettanti Comuni hanno aderito al network evway nell’anno corrente;
  • 115 kWh erogati, 1.725 sessioni di ricarica avviate e circa 18.361 kg di CO2 risparmiati nel primo semestre dell’anno;
  • + 5.000 download dell’App;
  • 65.000 utenti raggiunti in tutta Europa.
La società ha la propria sede legale a Milano e due sedi operative a Bolzano e Rovereto.
Franco Barbieri, presidente e fondatore della società, condivide la propria visione con Carolina Solcia, Chief of Execution, entrambi con esperienze pluriennali in ambito manageriale, e, oggi, in prima fila per la mobilità elettrica e a capo del team di Route220. Negli anni il team è cresciuto e, ad oggi conta 12 collaboratori, professionisti nei diversi ambiti quali sales & marketing, communication, touristic marketing, EVSE technology, digital platform e database management.

Disclaimer

Protected by Copyscape


Il CorrieredelWeb.it è un periodico telematico nato sul finire dell’Anno Duemila su iniziativa di Andrea Pietrarota, sociologo della comunicazione, public reporter e giornalista pubblicista, insignito dell’onorificenza del titolo di Cavaliere al merito della Repubblica Italiana.

Il magazine non ha fini di lucro e i contenuti vengono prodotti al di fuori delle tradizionali Industrie dell'Editoria o dell'Intrattenimento, coinvolgendo ogni settore della Società dell'Informazione, fino a giungere agli stessi utilizzatori di Internet, che così divengono contemporaneamente produttori e fruitori delle informazioni diffuse in Rete.

Da qui l’ambizione ad essere una piena espressione dell'Art. 21 della Costituzione Italiana.

Il CorrieredelWeb.it oggi è un allegato della Testata Registrata AlternativaSostenibile.it iscritta al n. 1088 del Registro della Stampa del Tribunale di Lecce il 15/04/2011 (Direttore Responsabile: Andrea Pietrarota).

Tuttavia, non avendo una periodicità predefinita non è da considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n.62 del 07/03/2001.

L’autore non ha alcuna responsabilità per quanto riguarda qualità e correttezza dei contenuti inseriti da terze persone, ma si riserva la facoltà di rimuovere prontamente contenuti protetti da copyright o ritenuti offensivi, lesivi o contrari al buon costume.

Le immagini e foto pubblicate sono in larga parte strettamente collegate agli argomenti e alle istituzioni o imprese di cui si scrive.

Alcune fotografie possono provenire da Internet, e quindi essere state valutate di pubblico dominio.

Eventuali detentori di diritti d'autore non avranno che da segnalarlo via email alla redazione, che provvederà all'immediata rimozione oppure alla citazione della fonte, a seconda di quanto richiesto.

Per contattare la redazione basta scrivere un messaggio nell'apposito modulo di contatto, posizionato in fondo a questa pagina.

Modulo di contatto

Nome

Email *

Messaggio *