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venerdì 25 maggio 2012

A Terra Futura presentato il Rapporto annuale di Legambiente e Istituto di Ricerche Ambiente Italia



Ambiente Italia 2012

Acqua: bene comune, responsabilità di tutti

A Terra Futura presentato il Rapporto annuale di Legambiente e Istituto di Ricerche Ambiente Italia


In occasione di Terra Futura è stato presentato 'Acqua bene comune, responsabilità di tutti', edizione 2012 del rapporto annuale Ambiente Italia di Legambiente e Istituto Ambiente Italia, alla presenza di Stefano Ciafani, Vicepresidente Nazionale di Legambiente e di Federico Gasperini, responsabile Commissione Acque e difesa del suolo di Legambiente Toscana.


Dal rapporto emerge che l' Italia è tra i paesi più ricchi di risorse idriche: 2.800 metri cubi per abitante l'anno, pari ad una disponibilità teorica di circa 52 miliardi di metri cubi, distribuiti in tutta la penisola. La quota media disponibile in tutte le regioni è comunque di almeno 400 metri cubi per abitante, cioè dieci volte superiore alla quota disponibile nei paesi del sud del Mediterraneo. Nonostante ciò, abbiamo problemi di scarsità idrica nei mesi caldi, al Sud come anche al Nord. Il settore agricolo è di gran lunga il principale utilizzatore d'acqua (almeno 20 miliardi di metri cubi l'anno, valore che alcuni ritengono ampiamente sottostimato); seguono il settore civile con 9 miliardi/anno, l'industria con circa 8 miliardi/anno e la produzione di energia con circa 5 miliardi/anno.


Nel nostro Paese rimangono ancora irrisolti gli annosi problemi relativi agli scarichi inquinanti civili e industriali, ai depuratori mal funzionanti, all'artificializzazione dei corsi d'acqua. Delle 549 stazioni di monitoraggio censite nell'annuario 2010 dell'Ispra, solo il 52% raggiunge o supera il "buono stato" (e si tratta dei tratti montani dei corsi d'acqua), il 35% delle stazioni è appena sufficiente e quasi un quarto delle stazioni presenta uno stato scarso o addirittura pessimo. Bisogna poi favorire il riutilizzo delle acque reflue depurate in agricoltura e nei cicli industriali, modificando il decreto del ministero dell'Ambiente che prevede limiti alla carica batterica eccessivamente restrittivi (1000 volte più dell'Oms). Per tutto ciò saranno necessari enormi investimenti e una rimodulazione delle tariffe per coniugare l'efficienza del servizio con la tutela della risorsa. Per Legambiente la nuova tariffa dovrà garantire gratuitamente 50 litri d'acqua pro capite al giorno, oltre i quali va definita una tariffazione progressiva che scoraggi i grandi consumi e gli sprechi. Ambiente Italia 2012 ha stimato gli effetti occupazionali di una politica volta ad accelerare gli investimenti nel settore idrico: si avrebbe la creazione tra occupazione diretta e indiretta di 45.000 posti di lavoro l'anno per 10 anni.


"Il referendum dello scorso anno rappresenta un punto di svolta e di non ritorno, senza possibilità di equivoci. La maggioranza degli italiani ha dichiarato che l'acqua è un bene comune e come tale va gestita. - afferma Stefano Ciafani, Vicepresidente Nazionale di Legambiente - Ma se il referendum dà una chiara indicazione sulla direzione da seguire, ancora non ci dice cosa bisogna fare per risanare e qualificare tutto il ciclo dell'acqua, anche alla luce delle procedure d'infrazione sulla depurazione nei confronti dell'Italia e degli obiettivi di qualità della direttiva europea 2000/60 da raggiungere entro il 2015. Sarebbe folle spendere soldi dei cittadini per pagare inutilmente delle multe invece di utilizzarli per aprire cantieri per ammodernare il nostro sistema idrico. Questo è il problema - conclude Ciafani - che il paese ha davanti e questa è anche una battaglia storica degli ambientalisti. Non basta preoccuparsi solo del segmento consumi potabili. Con Ambiente Italia 2012 abbiamo voluto offrire elementi di riflessione a 360 gradi che possano far fare dei passi avanti alle politiche di gestione della risorsa idrica, per capire dove sono i punti di maggior sofferenza e rischio del sistema".


La Toscana si inserisce nel quadro nazionale precedentemente evidenziato, ovviamente con le sue peculiarità. I dati forniti dalla Regione e dall'ARPAT, riportati nella "Relazione sullo Stato dell'ambiente in Toscana 2011", mettono in evidenza una situazione con luci e ombre. Il carico generato da acque reflue urbane è in riduzione soprattutto per la dimensione produttiva; è in aumento la capacità depurativa anche se pesa ancora a livello regionale il mancato completamento della copertura depurativa dell'agglomerato di Firenze; per le acque superficiali l'indice SECA mostra che solo il 56% dei punti campionati è di classe elevata o buona, cioè in linea con gli obiettivi di qualità della Direttiva Europea al 2015; per le acque sotterranee i risultati del monitoraggio 2010 indicano una prevalenza di corpi idrici in stato buono (73%) come definito dalla normativa nazionale e il restante è scadente (27%). Per ciò che attiene le acque derivate per la potabilizzazione per classe di qualità A1, A2, A3 i dati aggiornati al 2009, confermano la perdita totale di punti di approvvigionamento "tal quali", cioè quelli classificati A1, e un sostanziale mantenimento (circa l'80%) dei punti classificati A3 e inferiori ad A3, per i quali è necessario un processo di potabilizzazione importante per rendere tali acque idonee all'immissione in rete.


«Occuparsi dell'impalcatura per il governo e la gestione dell'acqua nel settore idropotabile come ha fatto la Regione è importante ma non certo sufficiente per risolvere i problemi della risorsa idrica che ci sono anche in Toscana- dichiara Federico Gasperini, responsabile commissione acque e difesa del suolo di Legambiente Toscana- è necessaria una nuova politica territoriale che riducendo il consumo di territorio punti al recupero della naturalità dei corpi idrici in modo da incrementare la loro "resilienza"; è necessaria una nuova politica della domanda idrica basata sulle reali disponibilità valutate a livello di bacino idrografico che è l'unico riferimento territoriale valido per effettuare i bilanci idrici e, infine, una nuova politica delle acque nelle nostre città finalizzata alla riduzione dei consumi e delle dispersioni, che punti invece al riuso di acque e nutrienti. Per realizzare tutto questo- conclude Gasperini- c'è bisogno di una semplificazione normativa e della pianificazione che porterebbe a ridurre anche la frammentazione delle responsabilità che caratterizza il settore in tutti i suoi aspetti. Quindi un riordino della materia da parte del governo centrale altrimenti continueremo a pagare sanzioni all'Europa perché non rispettiamo gli obiettivi previsti dalle direttive»


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